Citazioni · Riflessioni

Coro delle Manos Blancas – Noi Siamo Tempesta – Michela Murgia

Sto leggendo “Noi siamo tempesta” di Michela Murgia, un libro illuminante che dà speranza perché racconta storie di persone che sono riuscite in grandi imprese attraverso la cooperazione, non eroi solitari, ma tante gocce che tutte insieme producono la “tempesta”.

Tra le storie lette finora mi ha colpito particolarmente, forse anche per la mia vicenda personale, quella che racconta la realtà dei cori delle mani bianche , Manos Blancas, che personalmente non conoscevo.

“La musica è espressione dell’anima… e l’anima non conosce disabilità”

Grazie a questa iniziativa ragazzi che non possono cantare con la voce riescono a farlo con il corpo.

Vi riporto un pezzetto del racconto della Murgia dedicato a questo lodevole progetto:

“Quattro anni fa, quando ne avevo solo sei, mia madre ha letto che c’era un modo per far sentire ai sordi la musica. Mi ha portata in una grande sala di musicoterapia e una dottoressa molto gentile mi ha accompagnata davanti a un pianoforte così grande che non l’avevo mai visto nemmeno nei concerti di capodanno alla tv, e col linguaggio dei segni mi ha chiesto di sdraiarmici sopra. Non ero sicura di avere capito, ma lei lo ha ripetuto: ‘Sdraiati sopra, appoggiaci la schiena’. L’ho fatto, ma non mi aspettavo nulla. Invece lei si è messa ai tasti e ha cominciato a suonare.
È stato incredibile, come se un milione di millepiedi si fossero messi a marciare insieme lungo la mia spina dorsale al ritmo di una banda invisibile. Sentivo la musica! Non con le orecchie, ma con tutto il corpo: il fegato tremava, i reni sobbalzavano uniti e il cuore conformava il suo ritmo a quello dei tasti finché mi è sembrato di essere diventata io il pianoforte, uno strumento pieno di corde e martelletti che si muovevano in sincrono perfetto. La dottoressa mi ha detto: ‘Questa è la musica’ e io per la prima volta ho capito perché gli altri quando la ascoltano sono felici.”

[…]

“Io la musica la tratto con i guanti e non è un modo di dire. In concerto, come tutti i miei compagni di coro, ho un paio di guanti bianchi e li uso per cantare. Quando le nostre mani si sollevano e cominciano a muoversi nell’aria seguendo i movimenti del direttore d’orchestra tutta la platea ci fissa e vede un volo di farfalle candide con ali frangiate che si muovono tutte insieme. Siamo il Coro de Manos Blancas, il coro delle mani bianche, i bambini che sentono la musica come non la sente nessun altro. Accanto a noi c’è un coro di ragazzi che cantano con la voce, ma gli occhi nel teatro sono tutti per noi, per i ‘ragazzi speciali’.”

[…]

L’handicap, nella testa delle persone che non lo hanno, è sempre qualcosa che ti manca. Non hai l’udito, non hai la vista, non hai il pieno movimento, non hai la parola: un lungo elenco di cose in meno rispetto al ‘normale’. Sono pochissime le persone in grado di capire che la differenza non è un vuoto di possibilità ma un pieno di alternative, e Naybeth Garcia e Johnny Gómez nel Venezuela del 1999 sono esattamente due di quelle. Credendo profondamente nel Sistema, il rivoluzionario sistema pedagogico fondato dal Maestro Abreu che si basa sulla musica come forma di integrazione e riscatto sociale, Garcia e Gómez provano ad applicarlo ai casi di deficit cognitivo e sensoriale. Hanno in mente di mostrare a tutti che la sola vera disabilità è il pregiudizio dei sani. Soprattutto vogliono dimostrare ai bambini e alle bambine con cui lavorano che quell’handicap non definisce la loro identità e non li esclude dall’esperienza della bellezza e della relazione, ma la potenzia. L’attività musicale nei decenni successivi ha riqualificato l’esperienza di moltissimi bambini e adulti con disabilità, salvandoli dall’isolamento e costruendo coesione sociale e integrazione a suon di musica.

Certo si potrebbe pensare che è una visione un po’ utopistica e che nella realtà non basti per evitare l’isolamento sociale e l’accettazione completa, ma da qualche parte bisognerà più iniziare.

Non vale solo per chi ha handicap visibili, ciascuno di noi ha dei limiti, a volte imposti dalle circostanze ma spesso autoimposti per paura, insicurezza, convinzioni limitanti.

Cosa fate voi per andare oltre la vostra mente?

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