Recensioni

L’enigma della camera 622 – Jöel Dicker

“Quando si vuole veramente credere a qualcosa, si vede solo quello che si vuole vedere”

Non c’è niente da fare, io e Jöel Dicker non ci piacciamo abbastanza. Ero stata una delle poche deluse da “La verità sul caso Harry Quebert”  e sono una delle pochissime a non acclamare entusiasta “L’enigma della camera 622“. 
In entrambi i casi la trama mi sembrava intrigante e trovo che in effetti le idee di partenza sono molto buone. Non altrettanto posso dire del modo in cui sono portate avanti, che, purtroppo, non incontra il mio gusto. 

La trama la conoscete quasi tutti immagino

“Un fine settimana di dicembre, il Palace de Verbier, lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, ospita l’annuale festa di una importante banca d’affari di Ginevra, che si appresta a nominare il nuovo presidente.
La notte della elezione, tuttavia, un omicidio nella stanza 622 scuote il Palace de Verbier, la banca e l’intero mondo finanziario svizzero.
L’inchiesta della polizia non riesce a individuare il colpevole, molti avrebbero avuto interesse a commettere l’omicidio ma ognuno sembra avere un alibi; e al Palace de Verbier ci si affretta a cancellare la memoria del delitto per riprendere il prima possibile la comoda normalità.
Quindici anni dopo, un ignaro scrittore sceglie lo stesso hotel per trascorrere qualche giorno di pace, ma non può fare a meno di farsi catturare dal fascino di quel caso irrisolto, e da una donna avvenente e curiosa, anche lei sola nello stesso hotel, che lo spinge a indagare su cosa sia veramente successo, e perché, nella stanza 622 del Palace de Verbier”

L’azione si svolge su tre piani temporali diversi, 

1. il contemporaneo in cui Joel inizia a indagare
2. Quindici anni prima, il momento del delitto
3. quindici anni prima del delitto, per capire gli eventi che hanno portato all’assassinio. 

Partiamo dalle cose positive, ho trovato tenera l’idea dell’autore di inserirsi come protagonista con il nobile intento di rendere omaggio al suo editore  Bernard de Fallois, morto nel 2018, e commoventi le parole che gli rivolge.
Accattivante l’idea di tre piani temporali diversi, che è l’espediente che ha fatto sì che comunque lo leggessi fino alla fine, per capire anche solo chi fosse la vittima. Infatti, per una scelta originale, la sua identità viene svelata solo alla fine del libro. 
Devo riconoscere all’autore la capacità di tenere alta l’attenzione. 

Per il resto un grande mah. 

Il libro è, a mio avviso prolisso, e come tutti quelli di Dicker ha almeno 200 pagine di troppo. 
Non critico la soluzione dell’enigma anvhe se molto surreale.

Credo che il vero problema di   Joël Dicker  sia lo stile ancora acerbo e il modo in cui costrusisce personaggi e dialoghi su un’idea di partenza valida. I personaggi, pur essendo apparentemente molto diversi tra loro, pensano e parlano in modo troppo simile , ma soprattutto sono piatti, non ‘fuoriescono’ dalle pagine, i dialoghi sono infantili, i tratti psicologici mal tracciati. 

Forse forse il mio parere è anche influenzato dal fatto che io non legga romance , trovandoli spesso banali e  scontati, e che in questo libro la componente rosa finisca quasi per sopraffare quella ‘gialla’. 
So di essere molto fuori dal coro con la mia opinione ma, in fondo, sarebbe noioso se tutti la pensassimo uguali 🙂

Lo avete letto? Che ne pensate? 

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