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La mattina dopo – Mario Calabresi

Alcuni libri toccano delle corde profonde in determinate persone. La mattina dopo ha toccato le mie ed è difficile parlarne in modo oggettivo senza farsi prendere dall’emozione tanto che, pur avendolo letto a ottobre, riesco a
scriverne solo ora.

TRAMA

«Sono anni che mi interrogo sul giorno dopo. Sappiamo tutti di cosa si tratta, di quel risveglio che per un istante è normale, ma subito dopo viene aggredito dal dolore.» Quando si perde un genitore, un compagno, un figlio, un lavoro, una sfida decisiva, quando si commette un errore, quando si va in pensione o ci si trasferisce, c’è sempre una mattina dopo. Un senso di vuoto, una vertigine. Che ci prende quando ci accorgiamo che qualcosa o qualcuno che avevamo da anni, e pensavamo avremmo avuto per sempre, improvvisamente non c’è più. Perché dopo una perdita o un cambiamento arriva sempre il momento in cui capiamo che la vita va avanti, sì, ma niente è più come prima, e noi non siamo più quelli di ieri. Un risveglio che è inevitabilmente un nuovo inizio. Una cesura dal passato, un da oggi in poi. A questo momento, delicato e cruciale, Mario Calabresi dedica il suo nuovo libro, partendo dal proprio vissuto per poi aprirsi alle esperienze altrui. E racconta così prospettive e vite diverse, che hanno tutte in comune la lotta per ricominciare, a partire dalla mattina dopo. Per Daniela è dopo l’incidente in cui ha perso l’uso delle gambe, per Damiano è dopo il disastro aereo a cui è sopravvissuto, per Gemma è dopo la perdita del marito. Ma è anche un viaggio nel passato familiare, con la storia di Carlo e del suo rifiuto di prendere la tessera del fascismo, che gli costò il posto di lavoro ma gli aprì una nuova vita felice. Storie di resilienza, di coraggio, di cambiamento, storie di persone che hanno trovato la forza di guardare oltre il dolore dell’oggi, per ricostruirsi un domani.

RECENSIONE

“La strada che prendi la mattina dopo che si rompe il tuo mondo spesso decide cosa sarà della tua vita” dice uno dei protagonisti delle storie che Mario Calabresi racconta in questo libro.
Persone diversissime tra loro ma accomunate dall’essere costrette , a un certo punto della loro vita, a ricominciare da capo, a rivedere i propri progetti, sogni, le aspettative di vita. Resilienza è la parola chiave. Perché dopo il primo momento di sgomento, di incredulità, di panico, da qualche parte dentro di noi prende vita il germoglio di un nuovo inizio. Bisogna reinventarsi, fare i conti con la nuova realtà e fare del proprio meglio. Mi viene in mente la frase di una serie tv che sto seguendo ‘This is us’ in cui un dottore dice al protagonista ‘devi prendere questo che sembra il limone più aspro della tua vita e trasformarlo in qualcosa che somigli a una limonata’. Ecco, le storie raccontate con tanta delicatezza da Calabresi, parlano della limonata che ciascuno di loro è riuscito a realizzare. Spesso è un’ottima limonata 🙂

Una speranza che nasce dove non ti aspetteresti di poterla trovare.

L’ultimo capitolo è una mattina dopo che è durata 47 anni. Calabresi parla dell’incontro a Parigi con l’uomo che ha organizzato l’assassinio di suo padre , il commissario Luigi Calabresi. “Mia madre mi ha chiesto che cosa mi aspettavo da quell’incontro, me lo ha domandato più volte. Poi mi ha detto di dirgli che lei ha perdonato e che vuole vivere in pace il tempo che le rimane. Naturalmente, ho riferito. Il Giorgio Pietrostefani che ho incontrato è un uomo molto malato, con un trapianto di fegato, spessissimo in ospedale per operazioni”. Calabresi confessa che nella prima bozza non aveva inserito la parola perdono affidatagli da sua madre per Pietrostefani. Quando lei lo ha scoperto durante la lettura delle bozze gliel’ha fatto notare, “se ritieni di non metterla togli tutto, ci ho messo 47 anni per arrivare a questo. Allora ho chiamato in Mondadori per inserire la frase secondo la volontà di mia mamma”.

La mamma di Calabresi non ha mai chiesto vendetta, non si è neanche opposta alla grazia per l’assassino del marito, non ha mai coltivato la rabbia, né educato i figli al rancore «Non guardare al passato con rabbia. Non si può cambiare ciò che è successo, bisogna farci pace. E prima lo si fa meglio è».

Ma il piccolo Mario ha impiegato tutta la vita per fare pace col destino e il cerchio si è chiuso solo quando, paradossalmente, ha incontrato chi gli ha sottratto la possibilità di crescere con suo papà.

«Adesso, il mio giorno dopo era finito davvero».
Perché in fondo “il giorno dopo finisce quando i conti sono regolati, quando ti fai una ragione delle cose e puoi provare a guardare avanti, anche se quel davanti magari è molto diverso da quello che avevi immaginato”.

Già solo leggendo il titolo del libro immagino che a ciascuno di voi sia venuta in mente almeno una mattina dopo.

Nel mio caso ne ho individuate molte, quattro spiccano sulle altre

1) La mattina dopo un intervento invasivo che mi ha provocato problemi perenni di deambulazione.

2) La mattina dopo la nascita di mio figlio, troppo presto, e con pochissime speranze di sopravvivenza e la mattina dopo la comunicazione che era fuori pericolo.

3) La mattina dopo una diagnosi terribile per me a pochi giorni della notizia positiva del punto sopra e la mattina dopo la scoperta che fosse, per fortuna, errata.

4) La mattina dopo la scoperta del tumore di mio padre, e quella dopo la sua morte.

Non sempre ho reagito con la forza che hanno i protagonisti di questo libro, ma mi sono rivista in tanti passaggi dei racconti, spesso vedendo le lettere appannate dalle lacrime.
Un libro che parla al cuore e lascia il segno, specialmente in chi ha vissuto momenti cruciali.
Lo stile è scorrevole, sobrio, semplice e incisivo. Non si perde in inutili virtuosismi, non con poche pennellate descrive tanti microcosmi.
Ve lo consiglio e se vi va nei commenti raccontatemi la vostra mattina dopo.

4 thoughts on “La mattina dopo – Mario Calabresi

  1. Lo ho aggiunto alla wish list. La mia mattina dopo è stata dopo il suicidio di un amico. Spero che leggere questo libro mi possa aiutare. Ne hai letti altri dello stesso autore?

    1. Come prima cosa ti mando un grande abbraccio Serena. Un’esperienza devastante la tua.
      Di Mario Calabresi ho letto anche ‘Spingendo la notte più in là’ che racconta il terrorismo con gli occhi di una famiglia che ne è stata direttamente colpita. Anche quello è un libro da leggere, e ora che me lo hai fatto tornare in mente, penso che ne scriverò sul blog o su instagram prossimamente

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