Se mi seguite un po’ avrete notato che mi piace spesso leggere libri intensi, che lasciano il segno e spingono a riflettere. Il sole dei morenti, l’ultimo libro che ha scritto Jean Claude Izzo prima di morire , è uno di questi. Amaro struggente, racconta gli ultimi le Prostitute, i clochard, quelli a cui non è rimasto nulla con una dolorosa attenzione che mi ha in qualche modo ricordato De André per una curiosa sinestesia, nonostante la vicenda sia ambientata a Marsiglia.
È inquietante per ciascuno vedere il confine labile che separa una vita serena e agiata da quella di un “barbone”.
Spesso chiudiamo occhi e orecchie e giriamo il viso dall’altra parte incontrandoli proprio per non doverci specchiare e non dover ammettere la paura che possa accadere a chiunque.
Piu recentemente un signore dallo sguardo triste e mortificato chiedeva l’elemosina sotto il mio ufficio , accanto un cartello “la mia azienda è fallita, ho due bambini, aiutatemi a trovare un lavoro”.Quanti ce ne sono che potrebbero raccontare storie simili?E quanti di noi al sicuro nelle proprie abitazioni, senza soffrire freddo e fame si permettono di storcere il naso e di allungare il passo incontrandoli? Incontrando una possibile versione di se stessi se a qualche bivio della propria vita avessero scelto un’altra via.
Anni fa alla stazione incontrai una signora che viveva per strada. Mi raccontó la sua storia, rampolla di buona famiglia istruita lasciò tutto per amore, dopo anni venne lasciata, la sua famiglia non la aiutò, portando ancora rancore, non riuscì a trovare un laboro, una sistemazione, finì in strada.
Concludo con un passo di Riccardo Gavioso che si sposa perfettamente con questo libro.
“ Sono gente che muore… di freddo o del fuoco appiccato da qualcuno che tenta di dare una mano al destino… e forse sono gente già morta.Per materasso hanno il marmo, e se va bene un po’ di cartone. Hanno sempre una busta di plastica in mano e una bottiglia di vino nell’altra. Ma non sono soli, sono sempre accompagnati dalla paura e dalla diffidenza di chi li guarda e volge subito gli occhi.Paura di scoprire che sono stati uomini come noi. Colleghi di qualcuno… un tempo, amici di qualcuno… un tempo, parenti di qualcuno… Non amiamo sentire le loro storie col rischio di scoprire che quello che è successo a loro potrebbe succedere anche a noi… d’altra parte noi siamo nel bel mezzo della battaglia, e nel bel mezzo della battaglia non è bello vedersi intorno i disertori… i disertori si fucilano, o li si lascia morire di stenti e di freddo.Abiti sporchi e improbabili che vestono storie plausibili… fin troppo plausibili: un licenziamento, un divorzio, un fallimento… economico, personale. Cose che potrebbero capitare a ciascuno di noi… no, signore, non mi riferivo a lei…E’ possibile offrirgli un thermos di caffè bollente, è possibile fare due chiacchiere con loro, ma non aiutarli: hanno perso tutto, non gli resta che la loro libertà. Foss’anche quella di morire di stenti, difficile che la gettino via.Conoscono le stelle, e con esse il destino.Sono soli e se ne andranno senza disturbare nessuno.”